visita la pagina facebook di pino de lucia visita il canale youtube di pino de lucia visita il soundcloud di pino de lucia visita il twitter di pino de lucia

Hanno Detto, Hanno Fatto...

DEFINIZIONI

Pailleron (famoso commediografo francese 1834-1889)
diede questa definizione dell'amore:
- Paroline, prima;
paroline, durante;
parolacce, dopo. -

CATTIVO ESEMPIO

Il duca di Ossuna, vicerè spagnolo a Napoli,
si recò a visitare le galere in un giorno di festa,
nel quale era costume liberare un prigioniero.
Interrogati molti tra i detenuti, tutti protestarono di essere innocenti.
uno solo confessò francamente le sue colpe.
il duca allora comandò:
-Sia cacciato immediatamente questo tristo soggetto,
la cui compagnia può corrompere tutte queste persone dabbene
che gli stanno intorno.
E gli fece la grazia

VICINATO

Una volta i vicini di casa del piano sottostante a quello di Pinelli
(Pinelli Bartolomeo - Roma 1781 -1835, famoso disegnatore italiano) fecero una festa da ballo.
Il chiasso era tanto che alla fine il Pinelli, seccato, andò a bussare alla porta,
lamentandosi che non lo facevano dormire.
"Noi stamo a casa nostra e volemo far quer che ce pare"
fu la risposta poco cortese degli inquilini.
- E va bè - rispose Pinelli tornandosene mogio mogio a casa.
Ma, di li a poco, ecco che coloro che danzavano sentirono cadere dal soffitto alcune gocce d'acqua
e, in breve, tutti i ballerini furono innaffiati.
Qualcuno corse di sopra a vedere cosa era successo.
L'uscio era aperto e, nella camera da letto, interamente allagata,
Pinelli, rannicchiato sopra il cassettone reggeva una lunga canna da pesca.
Ai primi vivaci commenti degli inquilini, freddo freddo, rispose:
" E che v'impicciate? Sto a casa mia e pesco..."
Si dovette scendere ad un compromesso.

NIPOTI OPPORTUNI

Enea Silvio Piccolomini
(Papa Pio II nato a Siena nel 1405, morto a Roma nel 1464 - eletto Papa nel 1458)
finchè fu un oscuro prelato non ebbe mai alcuno che si interessasse di lui;
ma, appena salì al trono pontificio si vide attorno una turba di persone
che pretendevano di essergli parenti.
Allora fece il seguente epigramma:
Quando io ero Enea nessun mi conoscea.
Or che sono Pio ognun mi chiama "zio"

UNO SCHERZO SERIO

Pio VI (Giovanni Angelo Braschi. !717 + 1799, eletto Papa nel 1775,
catturato ed esiliato da Napoleone I a Valenza, nel Delfinato vi morì)
Un giorno PioV si era recato a casa della sua nipote, la contessa Braschi e, come sempre,
si era messo a giocare col bambino di circa due anni:
Ad un tratto, mentre il bambino aveva preso dal capo del Papa la calotta rossa
che questi portava, fu annunziato Monsignor Chiaramonti.
L'umile monaco si avanza e si china per baciare la pantofola al papa.
Intanto il bambino gli mette, per gioco, la calotta rossa in testa.
- Ah, vedo dove vuole arrivare questo bambino! - disse il Papa ridendo.
- Va bene, Chiaramonti, sia fatta la volontà del mio nipotino. Io intanto vi faccio cardinale.
Il Chiaramonti, divenuto così, cardinale, quasi per scherzo,
divenne poi il Papa PioVII.

ANNA BOLENA (1507 - 1536) seconda moglie di Enrico VIII

Prima di salire sul patibolo, Anna Bolena scrisse al marito, che l'aveva fatta condannare innocente:
"Sire, voi avete avuto sempre cura di elevarmi di grado:
da semplice signorina mi avete fatta marchesa di Pimbroeck;
poi da marchesa mi avete fatto regina;
e adesso da regina mi elevate al grado di martire e di santa.
Io vi ringrazio".

Anna Bolena condannata a morte, al momento del supplizio,
aggiustò la bella testa sul ceppo guardando il boia.
Due volte il boia alzò la scure
e due volte non osò colpire.
- Oh, milord, - disse egli a Tommaso Cromwell, che assisteva all'esecuzione
- Se la povera donna continua a guardarmi, non avrò mai il coraggio di fare il mio dovere!
Allora Anna abbassò gli occhi
e la mannaia cadde.

DIPLOMAZIA

Federico Borromeo, Arcivescovo di Milano (1564 - 1631) aveva stabilito
di non accettare mai regali da nessuno, per nessuna ragione;
ma, cortese, sapeva sempre rifiutarli con garbo.
Un giorno, il curato Giambattista de' Cavalieri gli portò in regalo un quadro,
piccolo, ma di molto pregio.
Federico finse di accettare il dono con molto entusiasmo; ma poi disse:
- Dunque questo quadro è mio. Io posso farne quello che voglio?-
- Certo - rispose il curato.
- Ebbene, ve lo regalo -

CONDANNATO!

Michelangelo, dipingendo nel Vaticano il giudizio universale per ordine di Paolo III
andava a rilento per ottenere la perfezione.
Messer Biagio di Cesena, maestro delle cerimonie, scandalizzato per tutti quei nudi,
lo sollecitava criticandolo continuamente.
Alla fine Michelangelo si vendicò ritraendo, tra i suoi personaggi,
ritraendo le fattezze di Biagio nella figura di Minosse.
Quando Biagio si riconobbe corse dal Papa a lagnarsi.
Paolo III vide, rise e disse di non essere sicuro che fosse lui,
ma che non poteva farci nulla.
"E perchè, Santità?"
"Se t'avesse messo nel purgatorio, farei di tutto per levarti;
ma nell'inferno non posso fare nulla".
La figura rimase e si vede ancora, in basso nell'angolo destro
per chi guarda il dipinto.

MICHELANGELO E MOSE'

Si racconta che quando Michelangelo fece la celebre statua di Mosè,
contemplandola appena l'ebbe finita,
restò così soddisfatto della propria opera, che,
datale una martellata su un ginocchio esclamasse:
"Perchè non parli?"
Come a dire che alla statua non mancava che la parola
per essere viva.

L'ASINO DI BURIDANO

E' famosa l'espressione:"Essere come l'asino di Buridano"
per indicare l'imbarazzo di chi si trova tra due cose egualmente buone e belle
ma ne deve scegliere una sola.
Buridano (Giovanni, filosofo del secolo XIV), sosteneva il "libero arbitrio",
tesi che aveva molti oppositori.
Per confonderli, egli portò questo esempio:
"Immaginiamo che un asino abbia una gran sete e una gran fame
ed ecco che viene a trovarsi tra un bel secchio d'acqua fresca
e una bella manciata di fieno.
Che cosa sceglierà l'asino?".
Se i suoi contradditori dicevano che avrebbe scelto l'acqua o il fieno
Buridano rispondeva: "Dunque, se sceglie, ha il libero arbitrio".
Se gli avversari non si pronunciavano diceva: "Dunque, secondo voi,
l'asino non sapendo scegliere morirà di sete e di fame?"
Si sono scritti molti volumi su questo famoso problema i dotti si scambiarono
un'infinità d'ingiurie.

BENEFICENZA

In un salotto si parlava di beneficenza.
Io - diceva un vecchio avaro - quando un povero mi domanda l'elemosina,
metto subito la mano in tasca.
- Il male è - rispose Feydeau, (autore drammatico francese, 1862 - 1921)
-che poi non la ritirate più fuori-.

PETTEGOLEZZI

Una sera, al caffè, Feydeau ed un amico parlavano male di un collega incapace, ma fortunato
-Quello, -disse con enorme disprezzo l'amico,
-non è buono che ad essere cornuto-.
-E poi...e poi...-aggiunse Feydeau, -anche in questo
bisogna che lo aiuti la moglie...-

VENDETTA

Tristand Bernard (commediografo 1866-1947), doveva scrivere una commedia
e per lavorare in pace scovò in un posto di mare, ciò che desiderava.
prese alloggio in una casetta solitaria.
Ma ecco che, venne ad abitargli accanto una signora che, specialmente di sera
lo disturbava suonando il pianoforte.
Il poeta, furibondo, aspettava una buona occasione per vendicarsi della sgradita vicina.
Alla fine della settimana giunse dalla città il marito della signora,
che espresse la sua gioia abbandonandosi
a tutta la foga del suo amore coniugale.
Il poeta allora picchiò energicamente alla parete di comunicazione,
ed il marito udì, stupefatto, una voce irata gridare:
"Basta!...Abbia un pò di riguardo!...
tutte le sere la stessa storia!!!"

Dal momento che gli amici si provano nelle avversità
preferisco non avere amici
Roberto Gervaso

L'amore può molto
Il denaro, tutto
Anonimo

Gli specchi farebbero bene a riflettere un po'
prima di rispecchiare un viso
Jean Cocteau

DRACULA & FRANKESTEIN

Un giorno Dracula venne invitato a cena dal suo amico Frankestein.
Nel momento di accomiatarsi, Dracula molto soddisfatto della cena
si rivolse così al suo amico.
"Caro, che magnifica cena! E che dire di quel cuore alla brace...
e di quel fegato alle cipolline...
per non parlare poi del dolce: quel magnifico sanguinaccio!...
Mi auguro che mi inviterai una prossima volta."
Al che Frankestein gli rispose mestamente:
"Ahimè, amico mio: non ci sarà una prossima volta
di mamma ce n'è una sola!"

CORREZIONE

Il cardinal Farnese (1520-1587) era famoso per la sua generosità.
Una volta una povera donna gli si raccomandò perchè volesse aiutarla nella miseria
e gli chiese cinque scudi.
Il cardinale le fece un buono per il suo tesoriere.
Quando la donna si presentò, il tesoriere le versò cinquanta scudi.
- Ma io ne ho chiesti solo cinque - ossrvò la buona donna.
Il tesoriere le feca vedere che il buono era per cinquanta.
Ella allora lo prese e lo riportò al cardinale, dicendogli:
- Eminenza, vi siete sbagliata di uno zero.
Il cardinale guardò il buono e, sorridendo, rispose:
- Proprio così, mi sono sbagliato di uno zero -
e scrisse "cinquecento scudi".

VALUTAZIONE

Giulia Farnese 1588 (donna bellissima, che fu cara al pontefice Alessandro VI Borgia)
Bisogna sapere che Piazza del Popolo a Roma era stata lastricata
con i tributi che pagavano le prostitute.
In questa piazza si scontrò un giorno Giulia Farnese con una gentildonna
e, senza badarvi, l'urtò lievemente
Allora la gentil donna, altezzosa e arrogante, comincio ad insultarla
- Madama, perdonatemi - rispose imilmente la Farnese;
-Io non pensavo che in questa piazza voi avete molti più diritti che ho io -

UN BUON INVESTIMENTO

Sotto la Restaurazione (Francia XVIII secolo), a Gabriele Ouvrard, celebre finanziere francese,
fu intimato di pagare cinque milioni, che, secondo il governo, egli doveva allo stato:
Rifiutò, pertanto fu messo in prigione e condannato a cinque anni di reclusione.
Mentre era in carcere, ricevette una visita di Villèle, ministro del re.
- Non è degno di un Ouvrard - disse il ministro - dichiararsi fallito per non pagare:
pagando riacquistereste la libertà.
- Un momento - rispose Ouvrard -
Sono condannato a cinque anni per cinque milioni;
restando in carcere guadagno un milione l'anno.
Trovatemi per il mio denaro un investimento più favorevole, ed io uscirò di prigione.
Altrimenti lasciatemi guadagnare in pace i miei cinque milioni.

PETROLINI PORTOGHESE

Fin da ragazzo la passione per il teatro in Ettore Petrolini (1866 - 1935) era sempre più spiccata.
Frequentava assiduamente il teatro di varietà "Umberto" col sistema "portoghese"
perchè non aveva soldi per pagarsi il biglietto d'ingresso.
Ogni giorno si spremeva il cervello per trovare un sistema che lo facesse passare gratis.
Qualche volta la cosa gli riusciva, dichiarando con sicurezza alla maschera che era alla porta:
- Se viene papà, gli direte che sono entrato.
E passava fieramente, prima che l'altro si fosse rimesso dallo sbalordimento
e gli chiedesse chi era suo padre.
Oppure, approfittando di un momento di ressa, fingeva di entrare come spinto da un violento urtone
e, rivolto ad un ipotetico maleducato, esclamava: " E non spingete, mascalzoni!"
Quando poi se la vedeva proprio brutta, si metteva a piangere, strillando che gli avevano rubato il borsellino,
sicuro di trovare sempre qualche buona donna che, impietosita, pagasse lei per lui.

L' ETA'

Un giorno un tale domandò a Galileo Galilei (1564- 1642): "Quanti anni ha vossignoria?"
"Otto o dieci", rispose Galileo, in evidente contraddizione con la sua lunga barba bianca.
Ma si spiegò: " Io ho infatti gli anni che ancora spero mi rimangano di vita;
quelli passati non li ho più, come non si hanno più denari quando si sono spesi".

RISPOSTA EROICA

Serse, re di Persia (465 ,) avanzando sulla Grecia con un fortissimo esercito,
mandò un araldo al re spartano Leonida che, con pochi uomini,
era a guardia delle Termopili, per intimargli di deporre le armi.
"Serse venga a prenderle!" rispose Leonida. (Erodoto)

EPITAFFIO

Sulla tomba dei trecento spartani morti con Leonida alle Termopili,
il poeta Simonide scrisse questo epitaffio:
"Passeggero, va a dire a Sparta che noi siamo morti qui, per obbedire alle sue sante leggi".

OPPORTUNISMO

Un giovane inglese tornato dalla Francia
fu ricevuto da Guglielmo d?Orange, re d'Inghilterra,
che gli domandò cosa avesse visto di bello a Parigi.
Il giovane rispose: "Ho visto una cosa molto strana,
ed è che Luigi XIV, re di Francia ha un'amante vecchia ed un ministro giovane.
Il monarca sorrise e rispose:
" Questo avrebbe dovuto farvi capire che il re non si serve nè dell'una nè dell'altro.

VANTERIE

In una conversazione, un pianista si vanta che ai suoi concerti
il pubblico accorre in massa così stragrande,
da doversi perfino pigiare nei corridoi.
- Non è ancora nulla - ribbatte il grande violinista Niccolò Pagaini
- i miei concerti sono così affollati
che perfino io sono costretto a stare in piedi.

DIRITTI DI RICCHI

Platone, il grande filosofo, era contrario all'usanza venuta in Atene
di dare le magistrature ai signori più ricchi della città.
- Sarebbe - diceva - come se in una nave si facesse pilota
il passeggero più ricco!

LE LEGGI

Quando gli abitanti di Cirene gli chiedevano che, per favore,
volesse dar loro le leggi atte a governarli, rispose
- Siete troppo ricchi per avere delle leggi.

ORGOGLIO

Il filosofo Diogene, essendo entrato un giorno nella scuola di Platone,
mise i piedi nudi sopra un ricco tappeto, dicendo:
- Ecco che io calpesto il fasto orgoglioso di Platone.
- Sì - rispose il grande filosofo - ma lo calpesti
con un orgoglio maggiore del mio.

GIA' FATTO

Al letterato Panzini Alfredo (!863-1938),
gli piaceva sollevare problemi sottili per vedere la gente come se la cavava.
Un giorno entra in un caffè e chiede un bicchierino di cognac.
Poi, quando ha dinanzi il cognac, dice alla padrona del caffè:
- No, no. Portatemi invece un bicchiere di birra e riprendete indietro il cognac.
La padrona porta la birra: Panzini beve e poi fa per andarsene senza pagare.
- Signore, dovete pagarmi la birra!
- Ma no! La birra me l'avete data invece del cognac.
- Vero, ma non mi avete pagato nemmeno il cognac.
- Giusto, perchè non l'ho bevuto.
La padrona era imbarazzatissima e non sapeva come districare il sottile problema.
Panzini sorrise e pagò naturalmente la birra

LA GIUSTIFICAZIONE

Sempre, il Panzini, raccontava che, quando era insegnante dellIstituto tecnico,
una mattina si sentì chiamare al telefono.
- Volevo avvertirvi, professore, che il Tal dei Tali non può venire a scuola perchè non si sente bene.
Panzini, meravigliato della voce infantile di colui che telefonava, domanda maliziosamente:
- Va bene, ma chi è che telefona?
E, con adorabile ingenuità, il ragazzo, dall'altro capo del telefono risponde:
- Telefona il mio papà, signor professore!

IL VIOLINO DI PAGANINI

A Paganini seccava molto, quand'era invitatoa pranzo,
dover suonare qualche pezzo per soddisfare gli ospiti.
E, invariabilmente, a chi gli diceva:
"Venga a pranzo da me, non dimentichi il violino", lui rispondeva:
"Il mio violino non mangia mai fuori di casa".

LA DONNA DI SERVIZIO DI TRILUSSA

Il nome della donna di servizio di Trilussa era: Maria.
Il desiderio di Trilussa, però,era di avere più d'una cameriera, ma non poteva permetterselo,
ed allora, per soddisfare la sua piccola mania di grandezza,
chiamava la donna anche con i nomi di: Berta e Maddalena.
E così, la donna, ormai era abituata spesso a sentirsi dire:
" Maria, raccomanda a Berta di dire a Maddalena di spazzolarmi meglio i vestiti.

CURIOSITA' DI REGINA

La regina Elisabetta I d'Inghilterra aveva notato che, da un po' di tempo,
il duca di Villamediana, (poeta spagnolo), era triste e sospiroso.
Gli chiese cosa avesse. Il poeta le rispose: "Maestà, sono innamorato".
Incuriosita, la regina gli chiese quale fosse la donna di cui era innamorato,
ma l'uomo, timidamente si scherniva.
Finalmente la regina si fece promettere che il duca le avrebbe mandato il ritratto della sua amata.
Ed il ritratto le arrivò:
era uno specchio.

TRILUSSA E IL PICCHIATORE

Un giorno, Trilussa stava passeggiando con un amico, quando si fermò
a guardare un cieco che suonava il flauto.
Una donna, dall'aria sofferente, gli chiese l'elemosina.
Il poetà l'interrogò e seppe da lei che, ogni sera, il marito la picchiava con il suo flauto.
Trilussa, commosso, cercò di convincere il cieco perchè smettesse di picchiare la moglie,
ma quello non voleva sentire ragioni.
Allora il poeta gli disse: "Se mi prometti di non picchiare più tua moglie, io ti regalo dieci lire".
Da dieci si passò a venti lire, ma il cieco non cedeva.
Alla fine, Trilussa ricorse ad uno stratagemma:
acquistò dal cieco il flauto per ben cinquanta lire.
Il poeta riprese il cammino con il suo amico, ma ad un certo momento si fermò pensieroso:
"Ho paura di aver fatto uno sbaglio.
Ora che il cieco non ha più il flauto, picchierà la povera moglie con un bastone".
Nello studio di Trilussa, ancora oggi, in una bacheca si può vedere il famoso flauto con questa iscrizione:
"Era di un cieco che non poteva vedere la moglie".